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Il mio battesimo del trekking a cavallo

180 kilometri in 6 giorni di trekking a cavallo, in un cerchio dove l’inizio si sovrappone alla fine, in un eterno ritorno. Neppure la metà dell’Ippovia Gran Sasso. Strade sterrate, sentieri, pascoli, lungofiume, bordo lago, “riposi“ (pascoli in alture) per mucche, cavalli selvatici pecore e capre. Varietà di altimetrie da 300 metri di Capestrano ai 1600 di Cappucciata.

Molteplicità botaniche inimmaginabili: dai pini marittimi, ai faggi, rose selvatiche, boschetti di querce e roverelle, ginepri e frutta selvatica, passando per abeti secolari, vigneti a misura d’uomo e campi di grano, papaveri e fiordalisi. Colori che vanno dal giallo della genziana in fiore, all’altrettanto utile verbasco, o dell’iperico, a tutte le declinazioni del viola e del blu delle campanule del timo serpillo, della genzianella.

Il contatto con la natura

cavalcare nel gran sasso

Con gli occhi colmi di immagini e colori, con il naso pieno di odori, mi sono saziata di silenzio, di nitriti curiosi in lentezza: via via che procedevo col cammino, tendendo ogni singolo muscolo nel disequilibrio del passo successivo, riscoprivo una parte intuitiva e ancestrale in me e nel mio fedele compagno.Credere profondamente che lì dove la strada era irta di ostacoli e asperità lui avrebbe saputo trovare un appoggio sicuro per il suo zoccolo che ci portasse a non interrompere il nostro sogno e la ricerca di quel posto di pace che ci avrebbe ristorato alla fine di ogni giornata. Ho riscoperto il piacere della lentezza, del silenzio, avvolta dal canto delle cicale.
I passi leggeri e furtivi dei camosci, lo sguardo attento, dall’alto del falco, delle poiane…noi ed i cavalli immersi in un paesaggio che ci sembra ormai sempre più familiare. Come quando estasiati e stanchi alla fine di una salita al cielo terso che sembrava non finire mai il castello di Calascio ci ha accolto: imponente, silente, magico.

Ho percorso le strade di antichi cavalieri, lì dove erano scorsi fiumi di sangue e lacrime: chissà quante storie si sono consumate su quell’acciottolato, che battaglie, che amori, reali o nati dal ricordo di Lady Hawke. Ho provato più volte la sensazione di sentirmi nulla e tutto in questo percorso, confondendo a volte i piani e non sapendo più se il viaggio fosse esterno a me o interno, ma la cosa che più mi ha stupito è la potenza e l’unicità delle emozioni che ho provato, meravigliandomi ogni volta del fatto che ci fosse sempre qualcosa di più spettacolare ed inaspettato alla fine di ogni salita, dietro ogni curva, oltre ogni valico.

 

passeggiata a cavallo

Un viaggio a cavallo con le emozioni

Ho imparato a lasciar andare, a sospendere le preoccupazioni, a smettere di credere che tutto si possa controllare ed ho mollato il timone alla parte più istintiva…al cavallo. Lasciando fluire la vita, senza tempo e scadenze, ricentrando alla fine, me stessa. Perché se io mi sono sentita parte di qualcosa di cosmico e antico, il “mezzo” attraverso cui questa magia è potuta avvenire, è stato lui, il cavallo. Protagonista indiscusso dei miei sogni di bambina, non finisce a tutt’oggi di insegnarmi il coraggio, la fiducia, di cullarmi nel suo dondolio calmo, di elettrizzarmi nell’ebbrezza del vento sulle guance in velocità. Dopo averlo conosciuto in questa forma autentica, più naturale so solo che ormai ho il mal di trekking a cavallo e già progetto il prossimo viaggio.

Mare, monti, castelli, serate a parlare con altri cavalieri con accenti, vissuti ed esperienze diversi dai miei, viandanti della vita uniti dal filo rosso del desiderio di guardare, in sella al cavallo, ogni angolo di mondo.

Di Diletta Domenici