di Angela Ciano –
Definirla ippovia è riduttivo. Perché il lungo itinerario che attraversa gran parte del territorio interno abruzzese per oltre quattrocento chilometri (520 per l’esattezza), toccando tre provincie (L’Aquila, Teramo e Pescara) e trentuno comuni, è soprattutto un’esperienza unica.
Un’esperienza irripetibile perché attraversa paesaggi molto diversi; spesso incontaminati, spesso ricchi di emergenze architettoniche ed artistiche. Con Ippovia Gran Sasso, la più lunga d’Italia e tra le più lunghe d’Europa, infatti, si viaggia tra boschi e colline, strade bianche e mulattiere, ambienti collinari, altipiani e alte vette; tra chiese medievali poste sugli antichi tratturi e rocche o torri isolate; tra borghi medievali posti sulle cime delle montagne.
Un’esperienza senza eguali perché lungo l’itinerario ci si può imbattere e si possono visitare anche le tante aziende agrituristiche che da sempre portano avanti progetti di recupero e riproposizione di prodotti e piatti del territorio. Per questo si possono così gustare le specialità enogastronomiche tipiche come le lenticchie, i ceci, lo zafferano, le carni e soprattutto gli olii ed i vini.
Cavalcando lungo i sentieri di Ippovia Gran Sasso si incontrano luoghi conosciuti per la loro bellezza e per i set cinematografici tra i più gettonati. L’altopiano di Campo Imperatore con le vette più alte dell’Appennino fa da sfondo; Santo Stefano di Sessanio, tra i borghi più belli d’Italia; Rocca Calascio inserita dal National Geographic tra i castelli più belli del mondo; ma anche luoghi meno noti come i boschi ricchi di acqua che formano improvvise e limpide cascate dei Monti della Laga; gli eremi e le grotte testimonianza di un’antica quanto intensa spiritualità; i conventi e le chiesette tratturali segni indelebili ancora oggi di un’economia antica fiorente e florida.
Sono quattro i rami di Ippovia Gran Sasso ridefiniti recentemente: ramo dei Monaci Cistercensi posto ad Est a ridosso del mare che storicamente era sotto il dominio dei Monaci Cistercensi. Ramo dei colli e dei riposi, nella parte Ovest dove sono presenti fiumi, laghi e torrenti, luogo ideale per pascoli ed allevamento. Ramo degli Eremi e del Corno verso Nord a ridosso del mare e delle vette principali dove sono ubicati eremi e santuari. Ramo del tratturo Magno e dei borghi fortificati in direzione Sud dove sono ubicati i borghi fortificati che sovrastavano il tratturo Magno; percorso, fin dall’epoca romana, per l’allevamento degli ovini e quindi il commercio del bestiame e della lana. Infine c’è Campo Imperatore chiamato così in ricordo di uno dei più grandi imperatori medievali: Federico II. Il cuore centrale di tutta l’Ippovia composto da un altopiano che si estende per oltre 40 km quadrati, a quota 1.600 m di altitudine contornato da tutte le cime più importanti della catena del Gran Sasso.
Grazie a questa nuova riorganizzazione dei percorsi, si è riusciti ad allungare il sistema dei sentieri di quasi cento chilometri rispetto ad primissimo tracciato risalente ai primi anni duemila di cui, però, rimangono ancora tantissime strutture perfettamente funzionanti. I numerosi punti d’acqua, abbeveratoi e fonti naturali che sono stati da poco ristrutturati o in fase di ristrutturazione, la segnaletica, i ricoveri e gli ostelli; le aree di sosta o di tappa attrezzate con ricoveri per i cavalli, come ad esempio il complesso di Paladini nel comune di Crognaleto, dotato di una foresteria di 50 posti letto, un ristorante, un punto informativo e una stalla che può ospitare fino a dieci cavalli.
Il nuovo progetto di Ippovia Gran Sasso però, oltre ad arricchire di strutture e servizi tutto il percorso intende intervenire per valorizzare e promuovere anche le bellezze ambientali, paesaggistiche e culturali, coniugando la pratica sportiva a contatto con la natura con quella turistica esperienziale. Costruendo così un’offerta di viaggio unica ed irripetibile da fare principalmente a cavallo, ma anche in maniera diversa.