Il cavallo in passato veniva considerato quasi esclusivamente in funzione delle attività che poteva svolgere (trasporto, lavoro nei campi, alimentazione), oggi invece in virtù delle sue spiccate doti sociali e cooperative, è considerato sempre più spesso, amico e compagno dell’ uomo, atleta in grado di partecipare ad attività sportive. Questo animale si è dimostrato di particolare aiuto alle persone disabili. Piano, piano, si è andata diffondendo la pratica della Riabilitazione Equestre, attività in cui con l’aiuto del cavallo si interviene su problematiche mediche di varia origine, sia psichiche che fisiche sia su individui adulti che bambini. Negli ultimi 30 anni la Riabilitazione Equestre è stata riconosciuta come una vera e propria attività terapeutica. La storia e lo sviluppo di questa disciplina variano da nazione a nazione, i Paesi Scandinavi e Anglosassoni furono i primi che utilizzarono il cavallo a fini riabilitativi. In Italia nel 1976 il Dott. Luciano Cucchi dell’Ospedale Niguarda di Milano e la Dott.ssa Danièle Nicolas Citterio iniziarono a svolgere attività finalizzata alla rieducazione dei soggetti disabili. Nel 1977 nacque L’A.N.I.R.E. (Associazione nazionale italiana di Riabilitazione Equestre) con lo scopo di recuperare soggetti con problemi fisici e mentali attraverso l’attività equestre in modo ricreativo e ludico. Attualmente questa tecnica terapeutica è attuata in almeno 26 paesi del mondo.
La Riabilitazione Equestre può essere definita una forma di co-terapia, in quanto deve essere considerata come un metodo terapeutico inserito all’interno di un ampio progetto riabilitativo personalizzato nel quale il disabile assume una posizione da protagonista, poiché è coinvolto nella sua totalità: nel suo intero complesso motorio, psichico, intellettivo e sociale [Strauss, 1991; Engel, 1992; Tucker, 1991]. Viene svolto un lavoro d’ equipe che prevede il coinvolgimento di diverse figure professionali: il coadiutore del cavallo, il referente d’intervento che sono sempre presenti durante lo svolgimento dell’attività; il responsabile del progetto terapeutico e il veterinario esperto in interventi assistiti con gli animali. Il coinvolgimento di un essere senziente quale il cavallo fa si che questa tecnica sia attiva, poiché è necessaria la partecipazione collaborativa del paziente nel corso dell’intero processo riabilitativo, infatti le persone a cui viene destinata, vengono come soggetti da recuperare nelle loro potenzialità e non più solo come individui da assistere e curare. Il particolare rapporto dialettico che si instaura tra l’utente e il cavallo si compone di continue e reciproche interazioni fisico-sensoriali. Questo stretto legame ha come obiettivo quello di sviluppare un armonico coordinamento delle reciproche azioni motorie finalizzate sia allo svolgimento di gesti atletici, sia al continuo mantenimento dell’equilibrio durante il loro svolgimento [Giovagnoli, 2001b]. La Riabilitazione Equestre utilizza, come mezzo per aver successo, questa relazione tra paziente e cavallo, che è caratterizzata da un linguaggio per lo più motorio ed è estremamente coinvolgente sotto il profilo emotivo. Quindi in questo tipo di terapia, diversamente dalle altre, il fornitore primario di esperienze senso-motorie non sono il terapista e il coadiutore, che hanno solo il compito di fare da interpreti e mediatori nell’instaurarsi della relazione tra i due soggetti, ma è il cavallo, che è in grado di rispondere alle sollecitazioni del paziente di accettarlo senza pregiudizi e per questo renderlo uguale agli altri. La particolare andatura del cavallo oltre a rinforzare e a migliorare la tonicità della muscolatura, richiama la normale cadenza umana, con grande vantaggio per chi non è in grado di camminare correttamente o affetto ed inoltre condurre il cavallo costringe a prolungare i tempi di attenzione e di reazione. La possibilità di lavorare all’aperto immersi nella natura, in un setting non medicalizzato, consente al paziente una più corretta e armonica integrazione con l’ambiente che lo circonda e lo rende più recettivo agli stimoli sia emotivi che senso-motori che il cavallo gli trasmette, permettendogli inoltre di stringere relazioni significative anche al di fuori dell’ambiente familiare. Una parte integrante del lavoro riabilitativo è costituito dall’ accudimento del cavallo. Occuparsi dell’altro aiuta a comprendere il proprio bisogno di essere accuditi e la consapevolezza che tutti gli esseri viventi hanno dei bisogni, rendendo inoltre l’utente più predisposto a sintonizzarsi con le altrui emozioni, esercitando quindi uno stimolo all’empatia. L’attività di governo, come l’attività a cavallo, richiede capacità psicomotorie che vengono sollecitate in base alle capacità di partenza di ciascuno, andando via via ad aumentare il senso di autostima. La coordinazione viene allenata facendo svolgere al disabile movimenti ampi, come spazzolare il cavallo con la brusca, o movimenti più fini come sganciare i moschettoni, ecc. Con la prensione degli attrezzi si favorisce l’acquisizione del senso tattile e la conoscenza del peso, del volume e della forma degli oggetti [Guido, 2001]. Si può, perciò, definire la Riabilitazione Equestre come l’insieme di tecniche che determinano nel paziente un miglioramento della sua autonomia e qualità di vita, attraverso il diverso uso del rapporto che si instaura tra cavallo e disabile [Arachi e Rugiero, 2001].
La Riabilitazione Equestre viene utilizzata nel trattamento di diverse disabilità, da patologie psichiatriche, al disagio sociale, a patologie neurologiche, paralisi, sclerosi multipla, ai disturbi generalizzati dello sviluppo, disturbi cognitivi e comportamentali.
Le fasi della Riabilitazione Equestre
Esistono tre diverse discipline che in alcuni casi possono considerarsi delle fasi o metodologie di intervento terapeutico, costitutive della Riabilitazione Equestre:
- Ippoterapia (riabilitazione tecnica);
- Rieducazione Equestre e volteggio (riabilitazione integrata);
- Equitazione Sportiva per disabili (riabilitazione sociale)
Ciascuna fase, occupa un settore diverso: medico, rieducativo e sportivo, interessandosi di problematiche terapeutiche differenti e rivolgendosi a soggetti disabili di diversa gravità.
In rapporto alle condizioni cliniche del singolo paziente ogni fase può rappresentare un’esperienza riabilitativa completa e clinicamente assestante del percorso riabilitativo o una tappa di un percorso più progressivo.
Non tutti i pazienti possono sperimentare le diverse fasi e alcuni non possono sperimentare andature diverse dal passo.
Ippoterapia
È caratterizzata da un approccio iniziale al cavallo e all’ambiente di scuderia; in questa prima fase l’utente imparerà gli elementi base dell’equitazione, prima a terra, poi sul cavallo senza però condurlo attivamente. Si applica a soggetti con patologia neurologica e psichica medio-grave, il target è quindi più riabilitativo che rivolto all’apprendimento delle tecniche di equitazione.
Il termine Ippoterapia si riferisce al cavalcare di tipo passivo nel quale si sfruttano le qualità fisiche e dinamiche del cavallo condotto al passo.
La finalità dell’ippoterapia è quella di trasferire il movimento del cavallo al cavaliere.
Il disabile sperimenta integralmente le sollecitazioni che i movimenti del cavallo trasmettono al suo corpo eseguendo gli esercizi, che variano a seconda del progetto terapeutico proposto dal terapista. Gli obiettivi dell’ippoterapia sono: migliorare la postura, l’equilibrio, la coordinazione, la mobilità, il rilassamento.
Con il passare del tempo l’utente potrà diventare autonomo nel dirigere il cavallo tanto da ottenere un miglioramento delle prestazioni motorie e intellettive (concentrazione, attenzione, controllo dell’umore), fino ad ottenere un’autonomia decisionale e gestionale tali da consentire, nei soggetti con forme di disabilità più lievi, il passaggio alla rieducazione equestre.
Rieducazione equestre e volteggio
Queste discipline prevedono l’intervento attivo del disabile nella guida del cavallo. Gli obbiettivi sono quelli socio-sanitari (riabilitativi neuromotori, psicologici, comportamentali, educativi, sociali ecc.) e l’acquisizione delle tecniche equestri. E’ indicata in soggetti con disabilità neuromotoria medio-lieve o con problematiche cognitivo-comportamentali.
Equitazione sportiva per disabili
Questa segna il passaggio a una situazione integrata sul piano relazionale e sociale. Quando possibile il soggetto viene inserito in sedute di equitazione con non disabili e svolge normale vita di scuderia, andando a incrementare l’attività di aggregazione e socializzazione.
Dott.ssa Franca Adriani
Medico veterinario esperto in IAA